Sensibilità selettiva al suono Qual è la relazione tra fonofobia e misofonia? ” La fonofobia spiega l’audiologa statunitense Marsha Johnson – descrive la paura dei suoni, di solito forti e ancora più spesso caratteriz-zati da un’alta frequenza. La misofonia, invece, è piuttosto una forma di avversione, una reazione emotiva negativa verso suo-ni specifici, spesso molto deboli di volume oppure addirittura non percepibili. A tanti pazienti afflitti da misofonia – aggiunge – basta ‘vedere’ il suono che non sopportano, ad esempio uno che mastica un chewing-gum da lontano, per reagire in maniera fobica”.
“Insomma – ha spiegato la dottoressa nel settembre 2011 al New York Times – la misofonia fa ribollire il sangue a chi ne sof-fre. Basta sentire o vedere qualcuno masticare, mangiare, sor-seggiare o fare rumori con la bocca”.
Si tratta di una reazione che, nella sua specificità patologica, è stata scoperta in tempi relativamente recenti. “Direi – dice la dottoressa Johnson – che Dr Pawell Jastreboff, verso la fine degli anni Ottanta o l’inizio degli anni Novanta, sia stato il pri-mo a riportarne dei casi. All’epoca, nel 1997 – ricorda – era mio insegnante e nella mia clinica dell’Oregon, ho potuto osservare da vicino alcuni pazienti. Ho coniato per quel tipo di reazione il termine ‘sensibilità selettiva al suono’, ma è stato Jastreboff più tardi, nel 2002, a formulare l’espressione misofonia. Il numero dei miei pazienti è variato nel tempo, ma credo che nella mia carriera questa tipologia di pazienti sia stata la più nume-rosa con cui ho lavorato. In totale, dal 1997, i pazienti trattati e che posso definire in qualche modo “misofoni”, superano quota 5mila”.
Di questa patologia sembrano soffrirne soprattutto i giovani. “Affligge sia uomini che donne – dice Johnson – probabilmente c’entra anche la predisposizione genetica. Tipicamente si pre-senta negli anni che precedono la pubertà, nella fascia tra i 9 e 13 anni d’età”.
Fonte: LISTEN – il mondo Widex #08 2013