Uno studio condotto da un gruppo di esperti dell’Università di Amsterdam, ha evidenziato che i problemi di udito, di cui dai 30 anni in poi Beethoven iniziò a soffrire, influenzarono non poco il suo modo di comporre la musica.
In un articolo pubblicato sul British Medical Journal, si precisa come la produzione beethoveniana si possa suddividere in tre periodi scanditi proprio dai disturbi all’orecchio. Fino all’inizio del 1800 circa si parla di una prima produzione caratterizzata dall’uso di note prevalentemente alte. Successivamente, a partire dal 1810, le note subirono da un progressivo abbassamento, in corrispondenza del manifestarsi dei primi disturbi che iniziavano a interessare il suo udito.
Nel 1825, diventato completamente sordo, ricominciò invece a inserire nuovamente nelle sue sinfonie le note alte. Edoardo Saccenti, autore dello studio spiega: «Questi risultati suggeriscono che, in parallelo con la progressione della sordità, Beethoven utilizzò nelle sue composizioni note a frequenza media e bassa che, probabilmente, riusciva a sentire meglio, alla ricerca forse di un feedback uditivo. Quando, invece, diventato del tutto sordo, dovette affidarsi completamente al suo orecchio interno, tornò lentamente alle sue precedenti esperienze di composizione».