In vista della Giornata mondiale dell’udito l’Organizzazione mondiale della sanità ha divulgato il dato relativo al costo dell’ipoacusia non trattata in maniera adeguata. Parliamo di cifre esorbitanti: 750 miliardi di dollari l’anno, una cifra equiparabile al Pil di un Paese come l’Olanda.
Inoltre si stima superi 21 miliardi di euro l’anno in Italia e 178 miliardi di euro in Ue.
Uno spreco uditivo enorme che impressiona ma che non deve sorprendere – afferma Carlo Antonio Leone, presidente della Società italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico-facciale – L’udito svolge un ruolo centrale nella vita delle persone e ignorare eventuali deficit può avere un grosso impatto a livello socio-economico“. “I problemi dell’udito – prosegue Leone – rendono difficile comunicare e possono favorire isolamento e depressione, determinando anche un possibile aumento del consumo dei farmaci antidepressivi. Da non sottovalutare poi l’impatto che l’ipoacusia può avere a scuola e sul lavoro, influenzando negativamente le performance e determinando in alcuni casi il pensionamento anticipato. Inoltre i deficit uditivi possono accelerare negli anziani il decadimento cognitivo e aumentare il rischio di cadute“.
La patologia può colpire adulti e bambini innalzando barriere sociali diverse ma drammatiche allo stesso modo.
“E’ essenziale agire precocemente per curare l’ipoacusia e ridurne l’impatto – osserva Leone – Alla nascita gli screening uditivi dovrebbero diventare la prassi. I controlli audiologici periodici sono poi fondamentali non solo tra i più anziani, ma anche nella fascia d’età tra i 40 e i 65 anni“.
Più di 6 casi di ipoacusia su 10 potrebbero essere evitati se venissero adottate adeguate misure preventive, spiegano gli esperti. “In caso di un’ipoacusia riconosciuta, anche di medio grado, è opportuno ricorrere alle più opportune soluzioni uditive: praticamente invisibili e ipertecnologiche le protesi moderne sono capaci di restituire le capacità uditive, migliorando la qualità di vita delle persone“.