Svariati studi evidenziano come i soggetti affetti da ipoacusia, presentino un rischio maggiore di difficoltà cognitive, con probabile degenerazione in demenza.
Secondo l’OMS esistono 360 milioni di persone nel mondo che presentano una diminuzione della capacità uditiva. I dati parlano in particolare di 7 milioni di ipoacusici in Italia. Secondo le stime questa cifra tenderà a raddoppiare nel giro dei prossimi tre decenni. Sono soprattutto le persone ultrasettantenni ad avere perdite di udito tra lievi e acute: lo studio della National Health and Nutrition Examination Survey rivela che negli Stati Uniti si tratta di più della metà degli over 70 e oltre l’80% degli ottantenni.
Il legame tra ipoacusia e declino cognitivo si dimostra con studi specifici, su soggetti adulti.
L’associazione tra problemi all’udito trascurati e rischio di diminuzione delle capacità cognitive è provata da studi recenti. Gli stessi parlano anche di pericolo di depressione, problemi cardiovascolari e cadute più probabili. Una ricerca sulla rivista JAMA, effettuata su 154414 individui adulti, dimostra come chi presenti problemi uditivi abbia un rischio maggiore del 50% di raggiungere la demenza. La percentuale è del 40% per lo sviluppo di depressione. Si parla inoltre di tempi brevi, circa 5 anni. Un ulteriore studio conferma la possibilità per gli affetti da ipoacusia di degenza più lunga in ospedale, necessità di frequenti visite al pronto soccorso e riospedalizzazioni.