E’ mai capitato a qualcuno di voi di avere una canzone o un motivetto nella testa, senza riuscire a mandarlo via? Se la risposta è affermativa allora sapete cosa sono i tarli musicali.
Secondo uno studio pubblicato su Plos One, quello del tarlo musicale risulta essere un fenomeno che colpisce il 90% delle paersone almeno una volta alla settimana. Esso consiste proprio nell’ascoltare ripetutamente un suono o un motivetto nella propria testa senza che nessuna fonte esterna lo riproduca.
Il termine tarlo musicale, in inglese earworm, rende benissimo l’idea di un qualcosa che si insinua nel cervello proprio come un parassita e lo infetta riproponendo continuamente la stessa melodia. Ma perché si verifica? A cosa serve?
L’ipotesi più interessante è quella secondo cui i tarli musicali servirebbero a fissare la memoria. Il dottor Bennet dell’Università di Harvard ritiene infatti che la musica aiuti a fissare esperienze e avvenimenti a cui è legata. Si parla di una sorta di memoria audio eidetica.
Ed ecco perché i tarli musicali riguardano per lo più canzoni legate alla cultura di massa, a film e videogiochi che hanno rappresentato momenti importanti della nostra vita o sono legati a particolari episodi. Il marketing, soprattutto nei decenni passati, con il boom dei centri commerciali e dello shopping compulsivo, ha sfruttato questo fenomeno per realizzare jingle e spot pubblicitari in grado di rimanere bloccati nella testa dei potenziali clienti e condizionarli così nell’acquisto di determinati prodotti.
Strategie di vendita a parte, nella maggior parte dei casi i tarli musicali non sono fastidiosi, al contrario dell’acufene, anzi, possono essere un piacevole sottofondo. Un caso estremo, ma rarissimo, è quello di un giovane ventunenne che per 5 anni ha avuto in testa la colonna sonora di un film, mandata in loop decine di volte al giorno, e non è riuscito a liberarsene nemmeno dopo essere ricorso a farmaci prescritti dagli psichiatri del Central Institute di Kanke.