Da molto tempo la comunità scientifica ha evidenziato il legame esistente tra sordità e Alzheimer. Entrambi questi disturbi non hanno solo “effetti” ma anche cause comuni.Secondo recenti studi gli anziani con problemi di udito hanno probabilità più alte di sviluppare l’Alzheimer rispetto a chi ha un udito nella norma. I numeri parlano da soli: si parte dal doppio di probabilità per chi ha un’ipoacusia live, per poi passare al triplo per chi ha un’ipoacusia moderata e al quintuplo per chi ha un’ipoacusia grave.
Ma come nasce questa correlazione?
La graduale perdita uditiva è una condizione che allontana le persone dal mondo esterno portandole ad affrontare la vita quotidiana con una sempre crescente difficoltà, sforzandosi enormemente nell’elaborare suoni e nel cercare di comprendere il proprio interlocutore.
Questo sarebbe la causa di un continuo sovraccarico dello sforzo cerebrale proprio per cercare di comprendere rumori e voci e ad una vera e propria perdita di materia grigia, portando ad una riduzione delle capacità cognitive proprio per la difficoltà di ascoltare e quindi di elaborare i concetti e, infine alla comparsa dell’Alzheimer.
la prevenzione come spesso accade anche in altri contesti diventa essenziale.
La ricercatrice Elhm Mahmuodi (PhD) e il suo team dell’Università del Michigan, attraverso uno studio condotto su 114.862 soggetti sopra i 66 anni con una diagnosi di perdita uditiva e la prescrizione di portare gli apparecchi acustici, hanno dimostrato che l’utilizzo degli apparecchi acustici ritarda l’invecchiamento del cervello e tiene lontane malattie come la demenza senile e l’Alzheimer.
Inoltre, un team di ricerca italiano e spagnolo dell’Università Pompeu Fabra a Barcellona ha elaborato nel 2016 un test dell’udito che potrebbe diagnosticare l’insorgenza dell’Alzheimer. Le risposte dei pazienti con Alzheimer e le loro reazioni neurali risultano significativamente diverse da quelle dei soggetti senza deficit cognitivi, quindi facili da individuare.
In questo modo si potrebbe rilevare preventivamente la presenza della malattia e intervenire di conseguenza. Proprio come nel caso dei deficit uditivi.